E’ una mattina assolata di inizio ottobre, quando decidiamo d’incamminarci verso la cantina A’vita a Cirò.
Superata Crotone la statale 106 arriva in certi tratti quasi a toccare il mare, ricordandomi paesaggi di un pazzesco on the road di qualche anno fa sul highway 1 in California; di li a poco cominciano a intravedersi i primi vigneti che sfidano salmastro e brezza marina facendoci venire voglia di abbassare il finestrino per immergersi in quest’atmosfera leggera e spensierata.
Arrivati a destinazione troviamo Francesco, indaffarato nel suo regno a coccolare le botti e tini che custodiscono il suo amato gaglioppo fresco di vendemmia da poco terminata. L’odore e il borbottio delle fermentazioni fanno da cornice al piccolo scrigno del vignaiolo.
Giusto il tempo di dare un’occhiata alla cantina e siamo già in macchina alla scoperta dell’areale e dei suoi vigneti coltivati esclusivamente con uve autoctone.
Il vento e la sabbia del mar Jonio lasciano spazio alla collina, il paesaggio cambia pelle, l’occhio si perde tra olivi secolari, macchia mediterranea e piante spontanee che crescono ai cigli della strada.
Francesco è calabrese puro, amante e protettore della sua terra; durante il tragitto ci racconta di come qua si produce vino da sempre, è una questione culturale e sociale per tante famiglie che nella maggior parte dei casi conferiscono le loro uve alle grandi cantina di zona e lasciano per sè una piccola parte per l’autoproduzione.
La vera svolta avviene nel 2010, quando a seguito del cambio di disciplinare risalente al 1969 che avrebbe permesso l’aggiunta di vitigni migliorativi pari al 20%, un piccolo gruppo di vignaioli fedeli al gaglioppo si scaglia contro tale cambiamento e si unisce, contribuendo ad una rinascita di valori e intenti in una terra troppo spesso frammentata.

“Da quando ci sono i piccoli vignaioli qua c’è più un senso di interpretare l’annata, il territorio nelle sue bellezze e criticità che puó portare.”
Scendiamo dalla macchina, alla nostra sinistra troviamo vecchie vigne di mantonico attualmente in ristrutturazione, mentre proseguendo più in alto gli occhi vengono rapiti dallo spettacolo di vecchie viti di gaglioppo ad alberello con oltre 60 anni di vita, di cui il vignaiolo si è perdutamente innamorato.
Io come un bambino all’ingresso del parco giochi in tempo tre secondi sono nel bel mezzo del vigneto ad ammirare questi monumenti naturali.
Per capire bene il territorio è necessario alzare lo sguardo trovando in alto a destra il paese di Cirò e a sinistra i monti della Sila. La maestosità della natura incontaminata spesso messa in pericolo dalla stupidità dell’uomo.

Ci è venuta voglia di salsedine e quindi scendiamo nella piana, dove vigneti e mare si fondono.
Ci addentriamo in una delle numerose stradine costeggiate da una moltitudine di piccoli appezzamenti dovuti all’era dell’opera nazionale, quando in cambio degli sforzi sostenuti durante la prima guerra mondiale ai reduci veniva regalato un ettaro di terra.
Questa è la zona prediletta per il rosato, all’orizzonte s’intravede il blu, il sole splende in cielo e capiamo che non c’è altro posto in cui non vorremmo essere in quel momento.
Rientriamo in cantina e ci dirigiamo nell’habitat preferito da Francesco, la tavola.

“Concepisco i miei vini per essere bevuti in compagnia, difficilmente apro una bottiglia fuori dai pasti”
Questo fa da preludio ad una degustazione spontanea che si apre con il suo bianco “Leuko”, un blend di greco bianco e gaglioppo vinificato in bianco a dare struttura, qua basta dare un sorso per sentire tutto il calore del sud.

Proseguiamo con il rosato, vino prediletto per il vignaiolo e simbolo di tradizione e consumo quotidiano tra la gente del posto.
Prodotto nell’area soprannominata “vota da cappedda”, a pochi passi dal mare troviamo nel calice note iodate, beva spensierata e c’immaginiamo di avere davanti una bella zuppetta di mare per godere in maniera esponenziale.

“Tenete conto che quando sono andato a vinificare per la prima volta gaglioppo in purezza, l’intera zona era in preda ad una mania da vitigni internazionali, alla vista di quel vino dal rosso così scarico in più di uno mi dette del pazzo!”
“Il rosso” è un blend a base di gaglioppo e magliocco che si esprime in un connubio di eleganza e beva unica.

Sul retro scorgiamo una bottiglia di cui avevamo tanto sentito parlare, 0X è l’ultima creatura.
Ossidazione pura da uve gaglioppo, le noti dolci al naso fanno da contrasto alla freschezza del palato e ci catapultano verso confini e abbinamenti inesplorati.

Si fa ora di pranzo, e come è ben noto in Calabria è cosa sacra!
E’ arrivata l’ora di andare!
