Pantelleria ha un animo e un’energia tutta sua, te ne accorgi non appena tocchi piede sull’isola.
Il vento che soffia costante ti scompiglia i capelli, nell’aria si respira salmastro e gli occhi si perdono in infinite sfumature di verde cappero, blu mare e nero ossidiana.
E’ da qua che parte la ricerca di un passito fatto senza compromessi e che sapesse regalarci forti emozioni.
Arriviamo a Khamma, nei dintorni della suggestiva Cala Gadir.
E’ qua che si trova la casa e cantina di Salvatore Murana, vignaiolo vecchio stampo e personaggio in pieno stile pantesco.

Fin dagli arbori ha dato al passito una forte identità, evitando scorciatoie, valorizzando e proteggendo il territorio che lo circonda, come testimoniamo le sue etichette.
Una volta giunti a destinazione spunta la figlia Chiara, ci invita a scendere giù in terrazza dove degusteremo i vini accarezzati da una brezza leggera.
Partiamo subito con una sorpresa, Matuè.
Metodo classico pas dose, ottenuto da uve zibibbo presso i vitigni della contrada Mueggen, soprannominata anche l’isola nell’isola, questa bollicina ci sorprende per lucentezza e verticalità.

“Siamo debitori della lungimiranza dei nostri predecessori, i quali con tanti sforzi e fatica ci hanno lasciato un patrimonio inestimabile fatto di terrazzamenti e viti ad alberello che sfidano condizioni climatiche estreme e che necessitano molto tempo per crescere. Adesso siamo noi i custodi e per questo motivo abbiamo deciso di dedicare al loro lavoro questa bottiglia speciale”
Lo sguardo volge poi al passito, iniziamo con il Turbe, abbinato a dei carnosi pomodori secchi fatti in casa. Si muove leggiadro in equilibrio tra dolcezza e freschezza e incanta per il suo colore ambrato.

Si passa alla bottiglia che ha portato il nome della cantina ad essere riconosciuta nel mondo, il Martingana.
Nasce a sud-est, nella parte più selvaggia dell’isola, qua la fanno da padrone i vigneti arroccati su terrazzamenti a picco sul mare, s’intrecciano con il celeste del mare e la pietra vulcanica che abbiamo avuto il piacere di ammirare durante una girata in barca pochi giorni prima e che ci avevano stupito per bellezza ed unicità.

Un passito corposo e potente, da viti vecchie ad alberello, sintesi perfetta di luce, mare e calore siciliano.

Tra una chiacchera e l’altra spuntano due persone, Giulia Stocchetti Caravaggi (@thewinesoulgirl) e suo padre che per casualità avevamo conosciuto intorno ad un tavolo presso la cantina di Marco De Bartoli e che essendo fraterni amici di Murana ci avevano promesso che sarebbero passati per vedere di farci assaggiare una chicca.
Ci viene servito un vino scuro e denso, dove il naso viene ammaliato da note d’incenso e il finale è lunghissimo.
La storia narra che Salvatore Murana avesse deciso di non imbottigliare questa botte speciale, non voleva in nessun modo alterare e imprigionare un vino unico.
Solo dopo numerosi ripensamenti e consigli di amici che avevano avuto la fortuna di assaggiarlo, ha preso una delle sue decisioni migliori, etichettarlo.

Creato annata 1983 chiude la nostra degustazione e ci lascia un ricordo bellissimo di questa terra.

