“Io sono un contadino. E quello che ti insegna la campagna è ad avere pazienza. Il vino va aspettato. Soprattutto il mio, perché lo metto in commercio solo quando per me è effettivamente pronto!”
Il Teroldego. Un Vitigno autoctono Trentino a bacca rossa che come altri vitigni soprattutto al sud e in Sardegna, veniva un tempo venduto come vino da taglio per le grandi etichette.
Siamo nella piana Rotaliana, dove i terreni di origine alluvionale sono limosi e sabbiosi. Terreni fertili, ma estremamente vari da metro a metro.

Qui incontro Paolo, proprietario di Redondèl, piccola azienda agricola. Lui è cresciuto in campagna e ha rilevato l’azienda agricola dal padre.
Sei appezzamenti tutti diversi, per altitudine, suolo e microclima. Quasi tutti con vigne molto vecchie – dai 30 anni agli oltre 80 – allevate a pergola doppia.
Coltiva solo Teroldego, vitigno di cui è innamorato, che ha sempre visto coltivare dal padre e dal nonno e di cui coltiva anche la voglia di vederlo valorizzato a dovere!
“Se i vecchi hanno sempre fatto in modo, ci sarà una ragione! Noi dobbiamo sempre tenere in mente i loro insegnamenti”

Tre etichette. Assolto, un teroldego rosato che vuole ricordare la tradizione del rosato nata durante l’impero austro-ungarico e poi persa completamente. Dannato un grande Teroldego che sosta dodici mesi in legno ed entra in commercio sei anni dopo la vendemmia. E il Beato, una sua libera interpretazione dove tutto è vinificato in legno, in parte nuovo. Entra in commercio otto anni dopo la vendemmia ed è realizzato per dimostrare che il Teroldego può essere anche un vino muscoloso e potente!
Lieviti indigeni in cantina, solo zolfo e rame in vigna e bassissime rese, mettono Paolo nelle condizioni ottimali per fare dei vini completi, intensi, dalla grande beva e con una grande complessità.
Veramente stra consigliati!
